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La Terapia Metacognitiva Interpersonale è un Modello di formulazione e trattamento dei Disturbi di Personalità, disegnato in Dimaggio & Semerari (2003) e poi manualizzato in Dimaggio, G., Montano, A., Popolo, R., Salvatore, G. (2013) e Dimaggio, Ottavi, Popolo & Salvatore (2019).

L’assunto di base è dato dall’individuazione di Schemi Interpersonali: Schema è ciò che, in forma implicita, ci guida e conferisce ordine al mondo permettendoci di fare previsioni, di rispondere repentinamente agli stimoli, una chiave di lettura intersoggettiva di ciò che ci accade, filtrando informazioni e interpretando la realtà; è inteso come una modalità di risposta appresa che si automatizza nel tempo, e che può essere più o meno funzionale al raggiungimento dei propri obiettivi 

Per essere tali, tuttavia, gli Schemi devono comporsi di alcuni elementi costitutivi, quali Wish, il desiderio attivo, lo scopo, la spinta motivazionale che afferisce ai sistemi attaccamento attaccamento, accudimento, rango, appartenenza al gruppo/inclusione, sessualità, esplorazione. 

La Risposta dell’Altro è la modalità con la quale leggiamo e interpretiamo le reazioni di chi è in interazione con noi; non comprende esclusivamente il comportamento agito, ma è come il paziente descrive l’Altro in un antecedente della dinamica interpersonale; la Risposta del Sé alla Risposta dell’Altro si compone invece dall’insieme di pensieri, emozioni, stati somatici e comportamenti del paziente in reazione alla risposta dell’Altro, un altro tassello del ciclo interpersonale che, nei Disturbi di Personalità, risulta problematico.

Infine, l’Immagine di Sé sottostante è l’insieme di attribuzioni, generalmente pessimistiche e negative, che il paziente fa su di sé; è l’elemento portante dello Schema, ideazione che lo sostiene. In TMI, tuttavia, lo sguardo clinico non è rivolto solo all’Immagine di Sé che si costruisce negativamente: il Modello è attento a rintracciare anche le Parti Sane riferite dal paziente, ovvero l’insieme di cognizioni di sé buone, funzionali, oppure in antitesi allo Schema disadattivo, in lotta contro di esso.

Studi di efficacia e l’evoluzione scientifica del Modello rendono la TMI uno strumento di elezione nel trattamento di diagnosi complesse e con alto tasso di sofferenza, permettendo la costruzione di alleanza di lavoro terapeutico, individuazione degli Schemi disadattivi, formulazione condivisa con il paziente degli stessi, differenziazione e promozione del cambiamento. 

Tra gli scopi che si propone il Modello vi è quello di allenare e incrementare le abilità metacognitive del paziente, ovvero tutte quelle competenze che permettono il riconoscimento, l’interpretazione e la reazione concreta all’assetto interno (pensieri, emozioni, arousal fisiologico) proprio e dell’altro. Il perseguimento di questo obiettivo è possibile grazie all’integrazione di tecniche appartenenti a correnti diverse, seppur vengano preferiti i processi di cambiamento “bottom up”, ovvero l’insieme di tecniche esperienziali (Immaginazione Guidata con Rescripting, Role Playing, Gioco delle due Sedie …) che permette di modificare la risposta appresa (Schema dipendente) a partire da aspetti sensomotori ed emotivi, riportando il corpo nelle stanze di terapia.

Il CentroMoses collabora con il Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Roma (www.centrotmiroma.altervista.org), tramite un continuo scambio formativo e di supervisioni direttamente con i fondatori. 

I terapeuti che usano il Modello ricevono nelle sedi di Milano e Treviglio, e sono:

Dott. Marchi Stefano, co-direttore del CentroMoses, livello Expert. Riceve a Milano e Treviglio.

Dott.ssa Canevisio Maria Giuseppina, co-direttore del CentroMoses, livello Expert. Riceve a Treviglio.

Dott.ssa Lussu Michela, collaboratrice, livello Intermedio (in formazione verso il livello esperto). Riceve a Milano e Treviglio.

 

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