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Le persone che soffrono di Disturbo di Panico tendono a mettere in atto comportamenti di evitamento e di difesa dalle situazioni da loro ritenute “pericolose”, ma non solo! In altre parole, il condizionamento e il senso di pericolo che aumenta verso le situazioni esterne (es. cinema, metropolitana, etc), avviene anche per stimoli interni al corpo (tachicardia, respiro affannoso, etc). Questo porta le persone a modificare significativamente le loro abitudini di vita e interferisce negativamente con la qualità della vita. Tali soggetti infatti cercano di evitare in ogni modo anche le reazioni fisiologiche legate all’ansia.

Il vantaggio dell’esposizione enterocettiva è analogo a quello dell’esposizione graduale situazionale o in vivo: si impara cioè a confrontarsi con gli stimoli che scatenano ansia. Attraverso specifici esercizi, di facile replicabilità, il terapeuta induce nel soggetto sensazioni corporee simili a quelle che si manifestano spontaneamente in caso di ansia. In questo modo l’individuo impara gradualmente a non catastrofizzare i sintomi tanto temuti e a rispondervi in un modo più adeguato, cambiando le proprie reazioni e le proprie aspettative.

La scelta del tipo di esercizio da parte del terapeuta dipende dalle particolari sensazioni riportate della persona. Se, per esempio, il sintomo caratteristico del paziente è la tachicardia, il terapeuta può indurre tale sintomo in seduta facendo correre sul posto il paziente oppure facendolo salire e scendere da un gradino per circa 1 minuto. Allo stesso modo il soggetto può ricreare a casa tale sensazione bevendo molto caffè, andando in palestra, etc. Se invece il paziente avesse la sensazione di soffocamento, il terapeuta può farlo respirare attraverso una cannuccia tenendo il naso chiuso per circa 2 minuti, oppure può fargli trattenere il respiro a lungo. Come si può notare, alcuni esercizi di esposizione enterocettivi sono facilmente replicabili anche a casa; in altri casi spetta alla creatività del terapeuta e dell’individuo stesso rendere delle abitudini quotidiane, un esercizio di esposizione. Fare una doccia calda con le finestre e le porte chiuse induce per esempio una sensazione di dispnea e sensazioni di soffocamento, così come indossare una cravatta o un colletto stretto quando si va in ascensore o in generale in luoghi chiusi.

Il terapeuta farà da modello, mostrando come svolgere l’esercizio e descrivendo le sensazioni provate e poi farlo eseguire al paziente, compilando successivamente una tabella con i pensieri e le sensazioni fisiche associate. Gli esercizi dovrebbero essere ripetuti più volte durante le sedute e se necessario, aumentando gradualmente la difficoltà attraverso un prolungamento dell’esercizio o un aumento dell’intensità.

Le tecniche di esposizione a stimoli enterocettivi, condotte da terapeuti esperti, si sono rivelate efficaci sia per spezzare il circolo vizioso del panico, affiancando un intervento di ristrutturazione cognitiva rispetto alle convinzioni catastrofiche del paziente, sia per la loro funzione di decondizionamento, indebolendo cioè l’associazione tra i sintomi fastidiosi e l’attacco di panico.

 

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